Mons. Salvatore Farro

Biografia primo parroco della Parrocchia SS.Trinità in Torre Annunziata

Salvatore Farro nacque a Torre Annunziata il 24 marzo 1880, frequentò la scuola catechistica del santo Sacerdote don Pasqualino Dati e manifestò ben presto la vocazione sacerdotale. Entrato in Seminario a Napoli nel 1891, fu ordinato sacerdote il 21 settembre 1907.
Laureatosi in lettere classiche presso l’Università degli Studi di Napoli, conseguì un anno dopo il diploma di archivista presso il Grande Archivio di Napoli. La sua passione per l’archeologia lo spinse a frequentare, con profitto, la scuola del celebre archeologo Mons. Gennaro Aspreno Galante.
Pochi anni dopo l’ordinazione sacerdotale fu nominato rettore della Chiesa succursale della SS. Trinità, fondata nel 1829 da Sabato de Felice, benedetta e aperta al culto nel dicembre dello stesso anno.
Si dedicò con ardore al nuovo incarico, impegnandosi:
–  nell’amministrazione dei Sacramenti, del Battesimo e dell’Eucaristia;
–  all’insegnamento del catechismo ai fanciulli in preparazione alla Prima Comunione;
–  alla predicazione nelle ricorrenze festive;
–  a visitare gli infermi ed assistere i moribondi;
–  ed infine ad impartire la benedizione pasquale in tutte le case del rione Oncino.
Per l’aumento del numero degli abitanti del rione, nella seduta del Consiglio Comunale del 28 ottobre 1881, il sindaco Ciro Ilardi propose di chiedere all’Arcivescovo di Napoli di istituire una nuova parrocchia avente per sede la cappella della SS. Trinità. Non se ne fece niente.
Dopo più di quarant’anni, il Consiglio Comunale, nella riunione del 30 ottobre 1924, ripropose la richiesta al Cardinale Alessio Ascalesi e, nella seduta del 20 gennaio 1925, deliberò: “Farsi voto perché la rettoria della SS. Trinità sia elevata a Parrocchia”.
Il voto del Consiglio fu esaudito e Sua Em.za il Card. Alessio Ascalesi emise, il 20 marzo del 1926, la Bolla di istituzione della nuova parrocchia con il titolo “Sant’Alfonso nella cappella della SS. Trinità”. In tutto questo prese parte attiva e profuse la sua esperienza don Salvatore Farro.
Con l’istituzione della parrocchia don Salvatore fu nominato economo curato. Il Commissario prefettizio Vincenzo Parazzi, che reggeva il Comune, in data 17 febbraio 1928, chiedeva all’Arcivescovo “che il parroco della detta nuova parrocchia fosse nominato dall’Em.za Vostra il Rev.do prof. don Salvatore Farro che dal 1907, con piena soddisfazione della popolazione di questo Comune, regge in modo lodevole la Chiesa predetta, prima come rettore e, dal 1926, come economo curato”.
Primo parroco fu nominato, con Decreto Arcivescovile, il prof. don Salvatore Farro.
Nella Santa Visita che Sua Em.za il Cardinale Marcello Mimmi, Arcivescovo di Napoli, fece alla parrocchia il 2 ottobre 1955, comunicò di aver deciso: “Resta stabilito, come titolo della parrocchia, solo quello della SS. TRINITÀ, senza Sant’Alfonso”.
Un anno dopo la celebrazione del 50° anniversario dell’ordinazione sacerdotale, Sua Santità Giovanni XXIII, il 14 agosto 1959, si degnò di nominare don Salvatore Farro Prelato Domestico di Sua Santità.
Dopo aver dedicato la sua lunga esistenza per il bene delle anime a lui affidate, morì il 3 luglio 1968 nella casa paterna in via Vesuvio.
La sua preparazione culturale lo portò ad insegnare Lettere nella Scuola Media di Pompei, poi all’Istituto Tecnico di Torre Annunziata ed infine al Liceo Classico “Plinio Seniore” di Castellammare di Stabia; ma la sua vera passione era l’archeologia, che lo portò ad interessarsi di Oplonti. Ci piace ricordare la testimonianza di due famosi archeologi napoletani: Amedeo Maiuri e Giuseppe Maggi.
Su “IL MATTINO” di Napoli, del 5 dicembre 1973, il dott. Giuseppe Maggi scriveva: “Oplonti, ormai, è una realtà. Una realtà che gira per il mondo e accende le fantasie. Anzitutto, un atto di contrizione è doveroso: Mons. Salvatore Farro e Franz Formisano avevano ragione. Laddove la pubblica amministrazione era sorda, avara, essi erano pionieri che ”sentivano” sotto i piedi, nella stessa aria che respiravano, la presenza dell’antica patria. E sono basati pochi colpi di piccone, poca terra spalata, per rivelarne la presenza viva e palpitante, per placare la loro febbre di ricerca, dando finalmente ad essi la pace, prima di quella definitiva ed eterna”.
Ed ancora il prof. Amedeo Maiuri, archeologo insigne, in una raccolta di articoli pubblicati nel libro “Dall’Egeo al Tirreno”, così scriveva nel capitolo “Oplonti – Torre Annunziata: Archeologia e Pastifici”, a pag. 134: “Così nel sonante nome di Oplonti, pieno di magico mistero della sua origine e del suo oscuro significato, s’è bandita una crociata, s’è formato un comitato, s’è mobilitata la stampa cittadina e napoletana; paladini dell’archeologia torrese un reverendo archeologo, Mons. Salvatore Farro, apostolo fervente e pugnace, capace di lanciare appelli e rampogne all’archeologia ufficiale, e di tenere conferenze che hanno l’aria di pubblici comizi”.
“L’opera di Mons. Salvatore Farro – scriveva il nipote dott. Pietro Farro in una lettera al settimanale EPOCA del 28 ottobre 1973 – fu talmente valida per l’inizio degli scavi di Oplonti che la stessa Amministrazione Comunale di Torre Annunziata, su iniziativa dell’Associazione turistica Pro-Loco, volle, con pubblica manifestazione, onorare l’illustre concittadino con la consegna di una medaglia d’oro e diploma con l’attribuzione di “Scopritore di Oplonti”.